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Ristorante del Gallo

Quando la storia di Anagni diventa tradizione

La Storia

Gli inizi della storia del "Ristorante del Gallo" scorrono paralleli alle vicende legate ai due più drammatici e memorabili eventi dei nostri fasti civici ; lo "Schiaffo" bonifaciano del Settembre 1303 ed il "Sacco" degli spagnoli del Duca d'Alba del1556.

E' in questo periodo di tristi ma anche esaltanti ricordi che prese vita e s'avviò a divenire una delle più tradizionali istituzioni locali, quel "Ristorante del Gallo" dirimpettaio dello storico "Portico Comunale".

La sera del 6 settembre 1303, tra i congiurati del complotto contro Bonifacio VIII riunitisi segretamente in Sgurgola nel palazzo di Giordano Graziani ci sono anche tre "cavalieri di ventura " francesi.

Si tratta di Jean Mouchet, Jacques de Gesserin e Thiers D'Hiricon , esponenti di nobili famiglie galliche assai vicine alla corte di Re Filippo il Bello e quindi ben disposte a sostenere il Nogaret nella sua "spedizione punitiva" contro Papa Cajetani.


All'alba del 3 Settembre, nel momento in cui Nogaret, i Colonna, i "Baroni" loro alleati ed un nutrito stuolo di "Scherani" si apprestavano ad entrare in Anagni, i tre cavalieri francesi, vinti forse da una crisi di coscienza, desistono dall'impresa e rinunciano a prender parte al complotto ordito ai danni del Pontefice anagnino. Di loro si perde ogni traccia.

Alcuni decenni più tardi, inaspettatamente, in pieno periodo di "Cattività" con i Papi francesi pontificati ad Avignone, lontano da Roma, uno dei tre cavalieri transalpini, Thiers D'Hiricon, si ripresenta ad Anagni. Ma non basta, prende addirittura alloggio nella nostra città.

La sua casa è la prima delle "torri di guardia" che, partendo dalla Piazza Grande (oggi "piazza Cavour"), subito dopo l'attuale "Palazzo Pierron", si snodano lungo tutta l'erta salita che, attraverso le zone di "Trivio", "Bagno" e "San Michele", portano fino a ridosso del Palazzo Papale, costituendo il cosiddetto rione "Torre".

La costruzione dell'intero fabbricato affonda le sue radici intorno alla prima metà del XIII Secolo, come testimonia oggi l'unica ma notevole reminescenza architettonica che di esso ci permane : i tre archi e le sue colonne sul piano strada che costituiscono l'ingresso ai locali della Gioielleria Raoli.

In questa "casa torre" il D'Hiricon visse fin verso il 1336 o 1338 circa, epoca in cui morì.

La gente di Anagni lo chiamava il "Gallo", per le sue origini francesi, cosicché la sua residenza restò nota, da allora, come "LA CASA DEL GALLO".

Di questo ne parla l'abate francese Xavier Barbier de Monthault, canonico della nostra Cattedrale, nella sua raccolta di saggi storici anagnini pubblicati negli "Annales Archeologiques" editi a Parigi da V. Didron nel 1859 e facenti parte delle "Ocuvres completes "dello stesso autore (Vol.I-pag. 80).

Queste notizie, e quelle successive, vengono avallate da Pietro Zappasodi nella sua opera storica "Anagni attraverso i Secoli ".

Di questa "casa-torre", che nel frattempo era stata ridimensionata ad un solo piano elevato e che risultava sempre connessa al nome del "Gallo" che vi aveva abitato, si tornò a parlare nel 1556, al tempo dell'infausto "saccheggio" perpetrato dai mercenari spagnoli del Duca D'Alba nel contesto dell'aspra contesa tra Re Filippo II di Spagna e Papa Paolo IV.

Per salvare le donne anagnine dalla violenza dei "bravos" iberici ( veri e propri "Marocchini 1944" ante-litteram ), il buon Vescovo Torelli ed il Governatore della Città Torquato Conti ne fecero riparare quante più possibile in parte nel "Palazzo Lauri", in parte negli androni sotterranei e nell'ampio locale terranno della "Casa del Gallo".

Questo locale era un unico, ampio, compatto salone che si estendeva per tutta la sua lunghezza tra le due odierne delimitazioni dei vicoli "Largo" ed "Esterno". Le donne restarono chiuse nel fabbricato per diverse settimane, fintanto che non ebbe fine lo scempio degli spagnoli.



Come riferisce Salvatore Sibilia nel XX capitolo della sua "Anagni, la città dei Papi", il 2 Giugno 1560 in questa casa fu accolta, dall'Amministrazione Civica e dal Capitolo della Cattedrale, la Principessa Giovanna D'Aragona, Duchessa di Tagliacozzo, moglie di Don Ascanio Colonna di Paliano madre del celebre Marcantonio Colonna, l'ammiraglio trionfatore di Lèpanto.

La nobildonna fece una breve sosta nella nostra città nel corso del suo viaggio di trasferimento ( o fuga ) da Napoli a Genazzano, sede della sua Famiglia.

Gli fu offerta dal popolo, come era già era avvenuto per Papa Bonifacio VIII dopo la sua liberazione dai congiurati, una cospicua "creanza anagnina", cioè una rilevante scorta di cibi, bevande e prodotti tipici locali.

In questa occasione la nobildonna rivelò che, prima del Trattato di Cave stipulato nell'Ottobre 1557 e che pose fine alla cruenta lotta tra Re di Spagna e Papato ( e quindi,anche del "sacco" di Anagni), i rappresentanti delle due parti si erano incontrati segretamente in Anagni un mese prima e proprio in questa "Casa del Gallo", dirimpettaia del Palazzo Comunale, avevano sottoscritto i "preliminari" del decisivo e storico Trattato.

Poco più tardi, nel 1572, fu nominato Vescovo di Anagni e Governatore della Provincia di Campania il Cardinale Benedetto Lomellino, che l'allora Pontefice Gregorio XIII fece trasferire dalla diocesi Ligure di Luni – Sarzana. La sede ufficiale del prelato era il Palazzo Comunale.

Ma il celebre fabbricato di Mastro Jacopo da Iseo era a quel tempo in piena fase di ristrutturazione e restauro da parte dei "mastri muratori" Pietro ed Antonio Lombardi chiamati appositamente dal Podestà anagnino Antonio Montanacci.

La gloriosa costruzione aveva bisogno di non poche riparazioni dopo il passaggio distruttore delle "orde" ispaniche.

Così, per almeno due mesi, il Cardinale Lomellino trovò temporanea sistemazione nella "Casa del Gallo".

Poi la storia si ferma su questa casa, che era tuttavia entrata, nel contempo, nell'ambito della tradizione locale.

A fine 800 l'abitazione, ancora una volta ristrutturata e ben circoscritta urbanisticamente tra i due predetti vicoli "Largo ed Esterno" risulta abitata dalla famiglia Pampanelli.

Vincenzo Pampanelli è il proprietario dei locali, all'ora come oggi,contrassegnati dal numero civico 164 della via Vittorio Emanuele.

Qui da l'avvio alla sua attività di oste ristoratore con l'Albergo e Ristorante del Gallo.

E' il primo esempio di esercizio commerciale e di servizio anagnino, Infatti oltre l'attività di ristorazione e di alloggio, la struttura funziona anche come punto di sosta, di ricambio e di parcheggio per le carrozze a cavallo della clientela in transito per Fiuggi  (allora Anticoli di Campagna ), Frosinone, Roma ed altri centri limitrofi.

All'uopo, era stato allestito un opportuno spazio nel piano sottostante il ristorante, sul versante della circonvallazione Bagno.

A Vincenzo, autentico pioniere dell'attività ricettiva anagnina, subentrano negli anni 30 dello scorso secolo il figlio Tommaso con la moglie Agnese Vari, che elevarono ancor più il prestigio e la tradizione di questo "punto obbligato" della vita anagnina.